
Parliamo di allenamento mentale per lo sport trattando in modo dettagliato un argomento legato al coaching sportivo che nelle ultime settimane è oggetto di molte richieste.
Diversi atleti mi stanno contattando per chiedermi informazioni su un percorso di coaching e quando domando qual è la spinta che li porta a farlo molti affermano convinti:
Non riesco a portare in gara tutto ciò che preparo in allenamento. Quando mi alleno esprimo tutto ciò di cui sono capace, ma quando scendiamo in campo per la gara sento di essere frenato da qualcosa.
È chiaro che ogni atleta interpreta ed esprime la situazione in modi differenti, ma il succo della questione è sempre lo stesso: la frustrazione che deriva dal non essere pienamente competitivi quando è il momento di farlo (riuscirci in allenamento è utile per migliorare, ma i risultati che contano si fanno in gara e ciò che succede al di fuori della stessa – nello sport professionistico – non conta).

Ci sono delle somiglianze – anzi addirittura alcune analogie – che rendono sistematica questa esigenza degli atleti, come se tutti ne fossero soggetti. Questo perché l’allenamento mentale professionale continua a essere materia di nicchia di cui pochissimi atleti comprendono in tempo utile l’importanza. Sono però poi solo questi, uniti a coloro che godono di particolare talento (una percentuale molto ridotta), che riescono a raggiungere risultati eccellenti.
Ho trovato alcune caratteristiche ripetute in questo schema e te ne parlo brevemente.
SUCCEDE ANCHE SUL PIANO FISICO
Non solo ci sono molti atleti che si rendono conto di provare emozioni non ottimali in gara mentre stanno benissimo quando si allenano per prepararsi alla competizione, ma esistono anche differenze sulla prestazione fisica. Molti parlano di “giocare come con il freno a mano tirato”, che rende bene l’idea. Questo accade perché quando devi competere la mente può agire solo in due direzioni: o ti rende più forte o ti rende più debole. Non ci sono alternative. Puoi usare la testa per accelerare e migliorare la tua prestazione oppure puoi non usarla per performare peggio.
NON DIPENDE DALLO SPORT
Solo nelle ultime settimane un cestista, un tennista e un calciatore mi hanno chiamato per parlarmi di questa dinamica. La richiesta è sempre la stessa: aiutami a essere in gara come sono quando mi alleno. Questo porta a pensare che l’esigenza c’è a prescindere dallo sport chiamato in causa, tenendo inoltre in conto che il tennis è un’attività totalmente individuale mentre basket e calcio sono sport di squadra: nonostante ciò, non c’è differenza.
NON È SOLO (PIÙ) LO SPORT
Come accade quasi sempre quando le persone non utilizzano strategie di gestione mentale che funzionano, spesso i problemi – come diciamo in gergo – travasano. Con ciò intendo che una situazione che vuoi cambiare in un ambito della tua vita finisce con un trasferimento anche in altri settori. Ad esempio spesso l’atleta afferma: “In gara non rendo come in allenamento“. Poi ci pensa bene e aggiunge: “e a dirti il vero, anche quando mi rilasso con un videogame è così: se sono da solo gestisco tutto alla perfezione, ma se sto competendo contro qualcuno mi sento più debole“. Ciò accade perché il problema non è nel contesto, ma è nell’approccio mentale alla gara stessa!
NON DIPENDE DAL LIVELLO
Il tennista che ho citato ha 17 anni e si sta affacciando al professionismo: è certamente già un atleta e ha ottime prospettive, ma la sua vita può prendere anche altre strade e non è detto che giocherà ad alti livelli. Il calciatore in questo caso ha qualche anno in più e milita in Serie A. Due situazioni certamente differenti, ma soggette alla stessa dinamica. La verità è che o impari a gestire emotivamente e mentalmente la gara al meglio o sarà lei a gestire te.
Perché accade e come risolvere
Ormai sappiamo con certezza che la mente va allenata. Le nostre principali abilità che implicano l’uso della mentalità e dell’atteggiamento sono come muscoli: più le alleniamo più diventiamo capaci e forti. Vale ovviamente anche il contrario: se non le alleniamo ci indeboliamo, quindi è più facile per i fattori esterni condizionare la prestazione.
Volendo scendere più nel dettaglio, ciò che accade nella mente dell’atleta quando scende in campo – e che non succede invece quando si allena – è di solito un involontario spostamento del proprio centro di attenzione (il focus mentale) verso fattori che sono al di fuori del suo controllo: può essere il pubblico (o la sua assenza di questi tempi), il terreno di gioco, la voce dell’allenatore in panchina, l’avversario, lo sguardo del capitano della squadra, il comportamento dell’arbitro, una sensazione fisica inaspettata (come un piccolo dolorino da qualche parte o il dubbio di non essere fisicamente al top).
Quindi inconsciamente l’atleta che non ha allenato la mente in modo opportuno compie l’azione esattamente contraria a quella che dovrebbe fare per essere più performante, che è appunto tenere l’attenzione su ciò che sta funzionando bene, ciò che controlla direttamente, le sue principali abilità, le sue migliori caratteristiche e – perché no – le debolezze dell’avversario.
Spesso a tutto questo si aggiunge una mancata gestione del dialogo interno, che comincia a lavorare contro invece che a favore: riesci a immaginarti come sarebbe scendere in campo con una voce di cui ti fidi che ti sussurra costantemente nell’orecchio “Ehi tu… nota come oggi le cose ti vengono difficili… non ti senti più stanco del solito? E ora che cosa succederà se sbaglierai la prossima palla? Cosa ti dirà il mister? Quanto saranno delusi i tuoi compagni!” e così via con altre meravigliose suggestioni negative. Sembra incredibile ma è proprio così che “si parlano” molti atleti inesperti o non allenati mentalmente quando vanno in campo. Un specie di incubo, non stupisce poi che la performance non si ottimale.
Concludo le mie considerazioni con questa domanda: allora perché in allenamento non accade?
La risposta è facile, ma ha implicazioni complesse. In allenamento tutto è più gestibile semplicemente perché l’allenamento non è le gara! Quando ti alleni una parte profonda di te, peraltro quella più forte e inconscia, sa perfettamente che non c’è un ballo niente di più che… un buon allenamento. Che magari può determinare qualche differenza nella prossima sfida ma che se sbagli non crea poi chissà quali problematiche. Invece la gara… la gara è la gara. Finalizza tutto il lavoro della settimana, non ti permette di sbagliare e ci sono i risultati in palio.
È la stessa differenza che passa tra il guidare un simulatore di Formula 1 (esperienza fantastica e tutto sommato alla portata di chiunque ci si cimenti con impegno) invece che una vera bestia da pista portata al limite: solo pochi esseri umani al mondo sono in grado di riuscirci. Oppure divertirsi con un simulatore di volo davanti allo schermo del tuo salotto di casa invece di pilotare un aeromobile con duecento persone a bordo.
Non proprio la stessa storia, non trovi?
Il vero allenamento è la gara. E arrivarci con la mente pronta, consapevole di come gestire le possibili situazioni che dovessero presentarsi e nel migliore stato d’animo possibile è la risorsa numero uno di qualsiasi atleta di alto profilo.

Sono specializzato in coaching e lo rendo facile: aiuto le persone a raggiungere e migliorare i risultati sportivi, lavorativi e personali. Curo e gestisco da oltre 15 anni diversi siti web dedicati al coaching e sono autore per Sperling & Kupfer.
Ho all’attivo più di 350 collaborazioni con sportivi, professionisti, aziende.
Sono specializzato in tecniche di allenamento mentale e appassionato di comunicazione efficace.