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Le condizioni esterne sono cambiate

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Naturalmente molti imprenditori, professionisti e in generale lavoratori con i quali mi confronto in questi giorni sono piuttosto pensierosi.
OK, non volevo scrivere preoccupati. E se anche lo avessi fatto, sarebbe stato perché non volevo scrivere spaventati.

Ma qui possiamo dirci tutto e quindi ricomincio: molti imprenditori, professionisti e in generale lavoratori con i quali mi confronto in questi giorni sono spaventati.

Ci sono sostanzialmente due fonti di preoccupazione.
La prima – più urgente – è legata alle casse della propria attività (o della propria famiglia), che ha ovviamente ancora uscite e che in diversi casi non ha entrate. Situazione complicata sia praticamente sia emotivamente da una ridondanza mediatica che ormai trasferisce quasi solo più emozioni (negative) e pochissima informazione: non serve a niente ribadire a getto continuo i numeri di persone coinvolte in questa situazione.

La seconda fonte di preoccupazione è più genitoriale: chi lavora in proprio o conduce attività percepisce il suo lavoro come una sorta di creatura a se stante, quasi come un figlio per certi versi. E non sa più in quale mondo farlo crescere, che futuro lo aspetta, come garantirgli serenità, come proteggerlo.

Il primo concetto che voglio puntualizzare è che preoccuparsi è normale. Non siamo supereroi e abbiamo sentimenti ed emozioni. Se ti svegli nel cuore della notte circondato da pensieri poco piacevoli legati al tuo lavoro, è solo perché gli vuoi bene, al tuo lavoro. Vuoi proteggerlo, difenderlo.

E’ normale anche porsi domande.

Come si potrà andare avanti? Cosa funzionerà ancora? Cosa invece di certo non funzionerà più?

Non sono le migliori domande che puoi farti ma non si può neanche nasconderle come la polvere sotto il tappeto. Prima o poi dovremo fare i conti con un mondo che non è più quello in cui siamo nati e cresciuti.
Già, perché se c’è un fatto su cui puoi fare affidamento fin da subito è che il mondo è cambiato e se non te ne sei ancora reso conto, o fai fatica ad accettarlo, sarebbe meglio farlo al più presto.

Come imprenditore, come professionista, in generale come uomo o donna che scambia tempo e competenze con il denaro, questo devi metterlo in conto ora: non si torna come eravamo. Prima mandi giù il rospo, meglio e più in fretta puoi ricostruire.

Bisogna fare un salto nel nostro mindset, nella maniera in cui pensiamo. Smetti di chiederti “come adatterò il mio business (e la mia vita) al post-coronavirus” e fai subito questo esercizio di immaginazione.

Supponi di entrare oggi sul mercato, di dover cominciare il tuo primo lavoro. Immagina che domani mattina apra la tua attività. La devi sviluppare e devi garantirle sopravvivenza prima e crescita al più presto all’interno di queste condizioni. Quelle con le quali ti stai confrontando oggi, non quelle che piacerebbero a te. Quindi devi strutturarla perché possa funzionare dentro un mondo in cui le persone hanno difficoltà a spostarsi fisicamente da un posto all’altro, tendenzialmente non puoi uscire di casa, c’è incertezza riguardo le restrizioni future che potrebbero tornare a ondate come è accaduto in questo inizio di primavera.

Questi confini tracciano il recinto dentro cui devi riuscire a sviluppare la tua attività. E vuoi sapere una cosa bella? Ci sei già riuscito in passato.

Le condizioni esterne sono neutre

Quando il tuo business è nato, c’erano comunque delle condizioni esterne dentro le quali sei stato in grado di svilupparlo. Non è che prima potessi fare tutto ciò che volessi. Anche prima dei decreti dell’11 marzo 2020 avevamo regole che non si potevano infrangere. Licenze, tasse, obblighi, contratti, protocolli da seguire, situazione macroeconomica, convinzioni delle persone, abitudini dei consumatori e così via.
Tu che cosa hai fatto? Hai presso quelle condizioni e lì dentro hai sviluppato un business. Se ci sei riuscito per un tempo abbastanza lungo, allora vuole dire che le soluzioni che avevi trovato stavano funzionando.
Quelle condizioni esterne sono neutre: intendo dire che non è che ce l’abbiano con te. Sono così e basta. La società le dipinge nel tempo, noi ci adattiamo e lì dentro facciamo il nostro lavoro. E funziona, visto che ha funzionato fino all’altro ieri.

Ti parlo di me senza paura di metterci la faccia. Fino a un mese fa potevo andare in giro in tutta Italia, riempire un’aula di persone interessate al mio lavoro e trasmettere loro le mie competenze. Venivo pagato per quello. Quindi, per poterlo fare, per poter sfruttare quei confini, ho comprato le auto, ho fatto del marketing rivolto alle zone in cui volevo lavorare, ho acquistato i vestiti adatti, ho strutturato le sintassi dei miei corsi. Tenendo sempre in conto il contesto dentro cui avrei dovuto lavorare e facendolo in modo molto naturale, visto che più o meno è lo stesso contesto da decine di anni.

Passano appena tre settimane e succede quello che già sai. Oggi sinceramente mi servono meno vestiti di quelli che ho, se tornassi indietro non comprerei venticinque camicie come quelle che ci sono nel mio armadio e investirei quel denaro per fare altro. Progettare un corso da tenere in aula dove le persone fanno esercizi lavorando l’uno con l’altro o a gruppi diventa meno utile. L’auto che ho per adesso non la cambio, ho ridotto i miei viaggi del 95%. Se non ne avessi una, credo che oggi non la acquisterei e potrei lavorare facendone a meno. Il mio business era già in parte online: sto naturalmente investendo tempo e risorse per potenziarlo in quella direzione. Di certo se facessi una campagna di marketing su Google o Facebook, non andrei a cercare un mercato in Umbria, visto che io vivo a Torino e da qui non posso spostarmi per ora.

Che cosa sto facendo ora? Sto semplicemente replicando quello che facevo prima, ma all’interno di condizioni al contorno diverse. Sono in un altro recinto ed è qui dentro che posso muovermi, non importa dove stavo prima. Se ci pensi bene non è altro che una semplice forma di adattamento: mi hanno dato nuovi attrezzi con cui giocare ed è con questi che devo costruire. Se non ne avessi mai avuto di diversi prima, non mi accorgerei neppure della differenza, perché non ci sarebbe alcuna differenza.

Questo è quello che consiglio di fare anche a te.
Non puoi aggiustare: è il momento di ricominciare. Quello che doveva rompersi ormai si è rotto, il prezzo è già stato pagato. Tutto nella vita va e viene, tutto ciò che metti in circolo in qualche modo poi ti ritorna, con tempi e forme diverse. E’ così che vanno le cose. Ora puoi ragionevolmente pensare di avere già pagato un prezzo molto salato e che sia andato storto ciò che poteva rompersi: da qui in avanti c’è da ricostruire.

Non ho la ricetta giusta e non saprei dirti precisamente che cosa fare senza conoscere l’ambito in cui operi, i tuoi obiettivi e le risorse che hai, ma c’è qualcosa che posso dirti con assoluta certezza: esiste una condizione che rappresenta l’unico, il solo vero errore che puoi compiere. Se ci caschi dentro saranno dolori, te lo dico già da ora. Vuoi sapere qual è?

Il solo errore certo che puoi fare è stare fermo. Aspettare, attendere. Magari con l’assurda aspettativa che passata la tempesta tornerà a splendere lo stesso sole di prima. Fai attenzione perché se pensi questo rischi di avere davanti giorni difficili.
Quando nella vita e nel lavoro si finisce dentro una buca, così profonda che dentro è buio e ti manca il fiato, non è ragionevole aspettare che vengano a tirarti fuori. La condotta più intelligente da tenere è agire, muoversi, cercare e trovare soluzioni, dare il massimo per provare da solo a risalire. Se poi verranno a darti una mano, tanto meglio: ma fa’ in modo che ti trovino già sulla strada, con metà del lavoro fatto. E se non sai cosa fare, in ogni caso fa’ qualcosa, scombina le carte, cambia i piani. Meglio casualmente che stare immobili ad aspettare il Messia.
Ancora meglio se lo fai secondo un progetto, un metodo o uno schema che sai già che funziona.

Se vuoi una mano in questa nuova sfida puoi candidarti con questo modulo: sto scegliendo una per una e solo dopo valutazioni fatte con calma le persone con cui lavorare nei prossimi mesi in base a quanto mi convince il progetto che hanno in testa. In ogni caso, col mio aiuto o in autonomia, è importante cominciare oggi stesso da capo, ora che conosci come il mondo è cambiato.

Ci hanno detto quali sono le nuove regole e le abbiamo capite. Ora, giochiamo.






 

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