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Se sei un coach devi scrivere così

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Ci sono ragioni evidenti e ben conosciute per cui devi produrre contenuti costantemente e di elevata qualità e che – se sei un mental coach, un trainer, un formatore o un divulgatore – mi aspetto tu conosca e soprattutto segua come si segue una religione.

Produrre contenuti di qualità è rispettoso verso i tuoi prossimi clienti: dà loro modo di conoscere davvero quanto ne sai rispetto all’allenamento mentale, come sai esprimere ciò che conosci, in che modo organizzi i tuoi pensieri e – in definitiva – è il modo migliore che puoi offrire agli altri per valutare se collaborare o meno con te.

Forse ora è più chiara la ragione per cui negli anni ho pubblicato più di 300 articoli a tema distribuiti in diversi blog, oltre a migliaia di post sui social, contributi esclusivi sul gruppo Telegram, decine di episodi audio su Coaching Podcast e molto altro che vedrà la luce in futuro. E continuerò, naturalmente.

Farlo è anche estremamente utile a te stesso: scrivere, parlare, registrare, filmare ti dà modo di organizzare come pensi alla tua materia, capire a fondo le tue vere competenze e ti allena a trasferirle altri altri. Insomma: fare content marketing se sei un coach deve essere una delle parti vitali della tua professione.

Detto questo, che davo per scontato e ho solo ribadito, voglio che tu sappia che solo in determinate condizioni i tuoi contenuti funzionano e tutto il resto che pubblicherai senza tenerne conto andrà sprecato e non genererà benefici per te o chi ti segue, anzi a lungo andare ti giocherà contro impedendoti di fatto di lavorare.

Quali sono quindi le caratteristiche che un mental coach deve fornire ai suoi contenuti se vuoi avere successo? Potrebbero essercene altre, ma di certo dovrai:

  • Scrivere di ciò che veramente conosci (sembra ovvio? Guardati intorno e ripensaci…)
  • Abbandonare il politicamente corretto per dire ciò che veramente pensi, a costo di far incazzare qualcuno o perdere followers
  • Parlare della tua esperienza reale nel tuo lavoro di coach, trainer o formatore forte del fatto che è unica e solo tu puoi dire quelle cose in quel determinato modo

Ci sarebbe molto altro da raccontare su ciascuna di queste tre caratteristiche vitali di un buon contenuto per essere coach, ma prima parallelamente ti dico – forte di oltre quindici anni di esperienza nel campo – che cosa invece non funziona, rendendo ciò che produci sul tuo blog, sui tuoi social, sul tuo podcast o dove preferisci tu perfettamente inutile e comunque troppo semplice da replicare per chiunque:

  • Ripetere a macchinetta quello che hai letto su un libro
  • Ripetere a macchinetta quello che hai sentito a un corso
  • Inventarti di sana pianta concetti che non hai messo in pratica con almeno dieci clienti diversi

Ora, vuoi sapere che cosa fa il 90% dei coach là fuori? Rileggi gli ultimi tre punti e avrai la risposta. I motivi possono essere molteplici: tra tutti – io credo – l’incapacità di generare pensieri realmente originali e frutto di esperienza diretta, magari perché è proprio l’esperienza che viene a mancare ma non c’è tempo per farne, perché bisogna monetizzare gli investimenti in corsi e formazione e c’è, insomma, bisogno di lavorare.

Non ho problemi a mettere per scritto che, nei primi anni della mia presenza online, è esattamente ciò che facevo anche io, con la piccola ma significativa distinzione data dal fatto che acquistavo corsi e prodotti in lingua inglese che non c’erano in Italia (non tutti almeno), li studiavo, li mettevo in pratica e poi li riscrivevo con parole mie. Ma poco cambia nella sostanza.

Solo dopo anni di lavoro effettivo nel campo del coaching, centinaia di persone incontrate, moltissime ore di lavoro sia one-to-one sia con i gruppi, i team e le squadre ho cominciato a creare contenuti che rispettassero le tre regole d’oro: competenti, sinceri e personali.

Trovarsi nella posizione di poter affermare ciò che pensi veramente perché il tuo obiettivo è farti davvero conoscere e non accontentare chiunque passi e ti legga è stata una vera conquista che ha richiesto scelte radicali, un sacco di lavoro che non si può comprimere più di tanto (voglio essere ancora più chiaro: mi ci sono voluti anni) e anche parecchie perdite in termini di opportunità lavorative.

Ma se ci pensi, i benefici sul lungo periodo sono nettamente più grandi del prezzo pagato: oggi, quando un potenziale cliente privato o aziendale entra in contatto con me, mi conosce già. Conoscermi significa che ha avuto una possibilità completa di inquadrarmi: ha un’idea precisa di come lavoro (perché lo ha ascoltato nel podcast o ne ha letto in questo blog), conosce la mia filosofia di vita, sa tutto del mio mindset e di come ragiono perché si evince da che cosa scrivo e come, e magari conosce pure informazioni sulla mia famiglia, i miei gusti personali e i miei hobby perché l’ha visto su Instagram. Sa come parlo, com’è la mia voce grazie ai video su YouTube e anche come mi vesto di solito.

Ha anche un’idea dell’investimento che richiede lavorare con me, visto che da qualche settimana la quota che richiedo per giornate di formazione in azienda è pubblica e ti puoi fare un’idea anche del costo delle sessioni di coaching personale dalla pagina per contattarmi.

Insomma: è nella posizione migliore per valutare, conosce già tutto ciò che c’è da sapere e una volta che vuole partire, cominciamo velocemente a lavorare insieme.

E gli altri? Gli altri non mi contattano: non faccio per loro e loro non fanno per me, ed è così che deve essere perché se mi contattassero perderemmo tempo entrambi.

Quindi, se vuoi essere un mental coach e vuoi fare del coaching la tua professione, ti consiglio di applicare da subito queste tre regole ai contenuti che da questo momento pubblicherai: scrivi e parla di ciò che conosci veramente, usa contenuti e toni che rispecchino quello che pensi davvero senza paura di scontentare qualcuno e racconta la tua esperienza personale nel tuo lavoro.

Questo creerà una distinzione non colmabile tra te e tutti gli altri (il tuo posizionamento) e attrarrà alla tua corte solo le persone davvero adatte e che risuonano con il tuo modello del mondo e il tuo stile nell’essere coach.