Lavorare a fianco di professionisti dello sport e, in altri casi, a uomini e donne che ricoprono ruoli di rilievo in campo aziendale oppure sociale è certamente un privilegio, così come è una responsabilità notevole. Con il tempo, il mio approccio al mental coaching sta mutando, com’è normale che accada considerato che anche io cresco ed evolvo, e mi rendo conto che sono più propenso ormai a trovare metodi sempre più rapidi ed efficaci per superare gli ostacoli e liberarsi da tutto ciò che impedisce all’individuo di godersi a pieno le situazioni della vita.
Più lavoro in questo campo, più noto somiglianze tra gli schemi di comportamento di chi eccelle e di chi fallisce. Se ci pensi, è logico che sia così, dato che un successo o un fallimento non arrivano per caso, a maggior ragione quando sono sistematici. E’ ovvio che chi ha successo ripetutamente pensa nel modo giusto, agisce nel modo giusto, si identifica nel modo giusto. Chi invece ripetutamente non arriva dove vorrebbe sbaglia qualcosa in uno di questi tre passaggi: o non ha un’identità adeguata, o non utilizza pensieri ed emozioni in modo funzionale oppure ancora non agisce in modo efficace (devo ammettere che molti, per qualche motivo, non agiscono affatto). Ci sarebbe tanto da dire a riguardo (Quanto è giusto insistere? Come comportarsi con ciò che non dipende da noi? Come valutare i progressi?) e mi riprometto di scriverne in futuro.
Il focus di questo articolo vorrei che rimanesse centrato su un concetto che ha grande influenza sui risultati che le persone ottengono nella vita, nelle relazioni, nel lavoro e nello sport.
Credo che sia intrinseca, negli esseri umani, la predisposizione ad addurre scuse. Non so se sia genetica, sociale, indotta o naturale: so che esiste, e me ne rendo conto giorno dopo giorno, a partire ovviamente da me stesso. Non sono immune a questo virus, ma lavoro e mi impegno ogni giorno per non farmi contagiare e più il tempo passa, più riesco ad avere un atteggiamento sano e propositivo.
Vuoi sapere quali sono i sintomi del contagio? C’è una frase che, quando la senti, deve farti drizzare le antenne. Sono solo tre parole, ma rappresentano un processo interno estremamente invalidante e che va quindi combattuto. Le tre parole sono: non ci riesco.
E’ necessario puntualizzare, qui, un aspetto del coaching che dovresti già conoscere e che preferisco ripetere: il mental coach lavora con persone sane, dal punto di vista fisico e psicologico. Se così non fosse, sarebbe necessario rivolgersi a professionisti abilitati che siano in grado di ripristinare una condizione di normalità. Nella normalità, invece, l’allenatore mentale lavora così da raggiungere l’eccellenza (se vuoi approfondire questo concetto puoi scaricare il mio ebook gratuito). Detto questo, se sei sano secondo la definizione più comune, devi sapere che il non ci riesco non esiste. Dal punto di vista strettamente tecnico del coaching, sarebbe opportuno metamodellare quell’affermazione così da capire meglio i dettagli della mappa del mondo di chi la pronuncia. Un coach, probabilmente, ti chiederebbe che cosa ti impedisce di riuscirci, come sai che non ci riesci e che cosa nello specifico non riesci a fare. Ma non voglio scrivere un articolo tecnico perché credo che la soluzione della questione si collochi ad un livello meno dettagliato.
Il non ci riesco è una scusa. Non è tale solo una volta su un milione ed è quindi molto improbabile che sia proprio il tuo caso.
Ogni volta che ti dici o che dici a qualcuno non ci riesco, in realtà stai riassumendo dentro di te un concetto che suona più o meno così: “Questa cosa che devo fare è difficile e mi impegna tanto. Devo dare di più, crederci di più, spendere di più. E’ faticoso e anche se so che dipende da me e che dovrei proprio sistemare la faccenda, è più comodo gettare la spugna. Risparmio tempo, frustrazione ed energie. Gli altri capiranno, mi compatiranno, non è colpa mia, non è una mia responsabilità. Sono fatto così.”
Non ci riesco.
Ecco fatto: mani lavate, tensione che se ne va, pressione che scende. Non si tratta necessariamente di una colpa, abbiamo un corpo ed un cervello che mirano all’ottimizzazione dei consumi e che cercano continuamente nuovi stratagemmi per risparmiare energie. Il punto è che spesso la rinuncia a prendere il controllo di qualcosa che ancora credi di non riuscire a controllare ti impedisce di realizzare i tuoi sogni! E se lavori con un mental coach, lui ha la responsabilità di aiutarti ad aprire gli occhi e uscire dal comfort. Se ben ci pensi, infatti, rinunciare (non ci riesco!) è un ottimo modo per rimanere nel comfort, per restare tra i confini di ciò che ti è familiare, che non ti spaventa, che ti coccola e ti fa sentire al sicuro.
Ti dico con più precisione quali situazioni specifiche ho in mente adesso e se ce ne fosse qualcuna in cui ti rispecchi, allora mi auguro che per te questo scritto sia lo stimolo giusto per scegliere, finalmente, di cambiare le cose.
- Sei uno sportivo e quando sei in gara perdi le staffe invece di controllarti e ragionare.
- Sei un uomo o una donna che deve troncare i rami secchi di una relazione e tergiversi invece di agire con coraggio e decisione.
- Hai un’abitudine di comportamento che fa male (fumare, mangiare troppo, non fare sport, poltrire, trattare male gli altri o banalmente mangiarti le unghie) e la mantieni invece di assumere comportamenti virtuosi.
- Sei un giovane sfiduciato e hai rinunciato al futuro che sognavi.
- C’è un lato del tuo carattere che sai di dover assolutamente modificare perché ferisce e indispettisce chi tiene a te ma preferisci affermare “sono fatto così” (questa è, probabilmente, la scusa più diffusa in senso assoluto).
In tutti questi casi, più altri che ora sicuramente mi stanno sfuggendo, c’è una sola cosa che conta: cambia e basta! Il fatto che finora, se ci hai provato, non ci sei ancora riuscito non significa che sia impossibile farlo. D’ora in poi, ogni volta che ti dici non ci riesco, ricordati di aggiungere anche una seconda voce che prontamente ti risponde in tono perentorio: non ci riesco è solo una scusa!
Se proprio vuoi restare fedele al vecchio pensiero, trasforma l’inutile non ci riesco in un più adeguato non ci riesco ancora ma ci sto lavorando seriamente.


Sono specializzato in coaching e lo rendo facile: aiuto le persone a raggiungere e migliorare i risultati sportivi, lavorativi e personali. Curo e gestisco da oltre 15 anni diversi siti web dedicati al coaching e sono autore per Sperling & Kupfer.
Ho all’attivo più di 350 collaborazioni con sportivi, professionisti, aziende.
Sono specializzato in tecniche di allenamento mentale e appassionato di comunicazione efficace.