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Mente e cuore nello Sport Coaching

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Chiunque abbia assistito a una prestazione sportiva eccezionale, sia da spettatore sia da atleta, si deve essere reso conto che esistono momenti nello sport che appaiono magici, straordinari e a volte anche irripetibili. Situazioni in cui ciò che sembra impossibile accade, tanto da parlare di miracolo sportivo, di impresa memorabile e di altre locuzioni tramite le quali cerchiamo di descrivere qualcosa di incredibile alla quale abbiamo appena assistito.

Espressioni come gettare il cuore oltre l’ostacolo oppure mettere l’anima in ciò che si fa sono parte del sentito dire comune… ma che cosa significano precisamente, soprattutto dal punto di vista del coaching sportivo?

Che cosa accade nella testa di un atleta quando egli realizza un’impresa, stabilisce un record, sconfigge le sue paure e riesce in qualcosa di mai fatto da altri prima di lui?

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La distinzione tra mentecuore, quando si parla di sport, a mio avviso è solo fittizia, un’astrazione che risulta comoda per definire, invece, due precisi stati mentali: uno più razionale, calcolato, logico. Un altro più istintivo, innato, inconscio. Non si tratta pertanto di una competizione tra due realtà diverse, quanto piuttosto di una particolare configurazione costituita da stato d’animo, dialogo interno, convinzioni profonde che rende l’atleta in grado di esprimersi ben oltre quello che è il suo standard di prestazione.
La maggior parte degli sportivi ha sperimentato più volte nella propria vita proprio questo stato di grazia e ha ben presente quali sensazioni suscita in lui e quali risorse ne derivano. Persino gli atleti amatoriali sanno che esistono giornate, o meglio momenti specifici all’interno di una giornata in cui ci si allena, dove tutto sembra andare magicamente bene, il fisico risponde meglio, la forza muscolare non aspetta altro per esplodere e ogni gesto tecnico riesce spontaneamente alla perfezione. Può trattarsi di una condizione che dura lo spazio di qualche minuto, oppure può manifestarsi per più tempo, e non dipende dallo sport praticato. Il punto è che questi stati di trance agonistica esistono e hanno contorni ben precisi. Anche al di fuori dell’ambito sportivo, scrittori, conferenzieri, cantanti, attori… sanno perfettamente che ci sono momenti in cui danno il massimo, oltre le proprie stesse aspettative.

La differenza sta, quindi, nel sapere creare a piacimento questa straordinaria condizione piuttosto che aspettare che accada spontaneamente, delegandola al caso. Ed è una differenza enorme.

Immagina di essere in grado di generare dentro di quel particolare mix di fattori che ti permettono di andare oltre le tue naturali capacità sportive. Immagina di potere entrare a piacimento dentro uno stato mentale caratterizzato da assoluta sicurezza, forza, coraggio, fiducia nei tuoi mezzi e in ciò che stai facendo. Ora, quando sei in questo stato, quanto è più facile, divertente, piacevole, appagante raggiungere i tuoi obiettivi? Anche ciò che normalmente ti sembrerebbe impossibile diventa improvvisamente alla tua portata, non senti più la fatica e tutto ciò che fai è andare avanti con una forza che sembra essere sovrumana.

Questo è ciò che comunemente viene definito il cuore dell’atleta. Cioè la capacità di sopperire alla stanchezza o a un limite tecnico grazie ad una forza mentale eccezionale. Non so perché si parli, in questi casi, di cuore nel senso anatomico del termine: forse perché si credeva anticamente che fosse la sede delle emozioni e perché è, in fin dei conti, il nostro motore dal quale dipende in tutto e per tutto la vita biologica della persona.

Dal punto di vista del coaching, tuttavia, il cuore naturalmente non c’entra. Infatti, è sempre e comunque la mente che ti permette di accedere a quello stato, e tale accesso si può facilitare tramite l’allenamento. In sostanza, puoi insegnare alla tua mente come accedere alle risorse che ci sono quando competi con il cuore, per restare nel paragone.

Mente e cuore sono pertanto, nello sport coaching, facce della stessa medaglia. Molto spesso è necessario sapere come andare oltre la razionalità della mente conscia per arrivare a generare uno stato di grazia in cui tutto riesca meglio e più facilmente, in quanto – quando sei sotto fatica e pressato dalla necessità di fare risultato – la razionalità può rappresentare un limite e un ostacolo alla tua massima espressione, mentre l’intuito, l’istinto, la naturalezza che derivano dal talento e dall’allenamento, riescono a esprimersi al massimo livello solo se la mente non ci mette lo zampino analizzando razionalmente ciò che stai facendo.

E quando tutto finisce, l’impagabile sensazione di avere dato più del massimo normalmente possibile è francamente indescrivibile.






 

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