
Sviluppare senso critico verso le nostre convinzioni – soprattutto quelle continuamente confermate anche dall’esterno e non solo dalla nostra personale esperienza – non è facile. Forse proprio per questo risulta, tuttavia, molto utile e importante (le cose facili, si sa, le fanno tutti).
Ad esempio, è molto probabile che tu conosca il concetto di pensiero positivo, ovvero quell’attitudine che ti porta ad immaginare ciò che potrebbe accadere in futuro con aspettative piacevoli, senza mai anticipare nella mente un possibile fallimento.
Nel coaching – come si può intuire – si parla spesso di attitudine positiva riguardo il futuro: è uno degli elementi di un buon mindset che va allenato, ma bisogna fare attenzione a non esagerare quando si parla di pensiero positivo perché abituarsi a praticarlo eccessivamente può portare a conseguenze non volute, addirittura nella direzione contraria rispetto a quanto desideri e programmi di realizzare.

La parte utile del pensare positivo è legata al fatto che – nell’immediato – genera un’appagante sensazione di serenità e di tranquillità, così piacevole che anche chi ti sta intorno la può percepire. Non è casuale infatti che chi, viceversa, ipotizza scenari non spiacevoli quando parla di un progetto o di un obiettivo sia etichettato come uno che sparge malaugurio, uno iettatore o – volendo essere meno eleganti – portasfiga 🙂
In realtà, forse, ti sta solo dicendo ciò che non vuoi sentirti dire, ed è per questo che tendi a sminuirlo e allontanarlo. A tutti, infatti, piace immaginare che un domani tutto andrà per il meglio, ma in qualsiasi caso pratico – che sia nel business, nello sport o nella vita quotidiana – sappiamo benissimo che le cose sono ben diverse da così.
Imprevisti, risultati insoddisfacenti, persone che non si comportano come ci saremmo aspettati, mancanza di collaborazione, insufficienza di risultati sono all’ordine del giorno quando perseguiamo un obiettivo. È, semplicemente, normale che sia così.
Il punto è che se tu ti abitui eccessivamente a pensare positivo finisci con sottostimare (all’inizio) e successivamente cancellare del tutto (quando ormai sei un pensatore positivo cronico) le possibili difficoltà. E questo ti impedisce di creare un piano di riserva e di anticipare le criticità cercando di aumentare il tuo controllo diretto sull’obiettivo finale.
Bisogna quindi, prima ancora di cominciare ad avventurarsi verso un nuovo obiettivo, abituarsi a pensare negativo.
Ho illustrato la strategia che uso io, costituita da tre domande potenti, nell’episodio di Coaching Podcast dedicato alla questione, dove ti racconto tra le altre cose non solo il modo giusto di pensare negativo, ma anche perché sono davvero pochi gli obiettivi della nostra vita su cui abbiamo controllo diretto: da questo deriva che la maggior parte delle esperienze che faremo sarà costellata di tanti punti interrogativi che non possiamo controllare e che – però – finiscono comunque con il condizionare il risultato finale.
E ho parlato anche dell’importanza di allenare la tua capacità di gestire gli stati d’animo, perché se da una parte pensare negativo è necessario e aumenta le tue possibilità di successo, dall’altra non puoi farlo se ciò ti provoca sentimenti spiacevoli che non sai gestire e anche questo va ad incidere sul risultato finale.
Rimetti in discussione l’idea che si debba pensare positivo e allenati, invece, anche ad anticipare e accogliere ciò che potrebbe andare storto: è il modo migliore per partire con il piede giusto verso i tuoi risultati.
Se vuoi approfondire, qui c’è l’episodio del podcast dedicato. Buon ascolto.
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Sono specializzato in coaching e lo rendo facile: aiuto le persone a raggiungere e migliorare i risultati sportivi, lavorativi e personali. Curo e gestisco da oltre 15 anni diversi siti web dedicati al coaching e sono autore per Sperling & Kupfer.
Ho all’attivo più di 350 collaborazioni con sportivi, professionisti, aziende.
Sono specializzato in tecniche di allenamento mentale e appassionato di comunicazione efficace.