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Lo sport, splendida metafora della vita

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Non sono certamente il primo a titolare un post così come leggete e certamente non lo sono neppure nell’esprimere queste riflessioni, ma voglio rendere pubbliche alcune mie considerazioni dopo due giorni di lavoro con un favoloso team di sport coaching e un’importante squadra di rugby del centro Italia.

Ho trascorso gli ultimi giorni nei pressi delle zone più colpite dal forte terremoto di due anni fa di cui tutti abbiamo memoria, a stretto contatto con atleti dotati di uno spirito e una combattività fuori dal comune. L’obiettivo era quello di aiutare il gruppo a costruire un clima di maggiore fiducia e aiuto reciproco, solidificare le alleanze, migliorare la comunicazione interpersonale e la gestione delle risorse dei singoli, mantenendo il focus sullo scopo principale di tutta l’attività:  diventare una squadra ancora più coesa e vincente.

Dopo il lavoro abbiamo avuto la possibilità di visitare alcuni dei luoghi che nel 2009 sono stati più colpiti dal sisma. E’ strano lavorare e parlare di sport, che nella mia testa ha sempre una componente ludica, quando intorno a te vedi i segni di qualcosa che ha cambiato in modo irreversibile le case, i palazzi, le strade e forse anche le persone. Alcune frazioni minori, ma anche centri urbani più grandi, non sono più abitati, le finestre sono sbarrate, le porte chiuse, i negozi sgomberati. E’ difficile pensare a quante persone sono state costrette a modificare radicalmente abitudini, ritmi di vita, consuetudini, ma lo è ancora di più se ci immaginiamo coloro che la vita l’hanno lasciata lì, sotto le macerie in una notte di aprile che poteva essere come tante, ma che invece ha lasciato tracce indelebili nelle memorie di chi l’ha vissuta.

La foto che vedi qui di fianco l’ho scattata personalmente, e non me la sono andata a cercare: mi è bastato uscire dalla struttura in cui mi trovavo con gli atleti e i miei colleghi per farlo. E’ forte il contrasto tra una casa crollata insieme alla vita di cui è stata contenitore e un gruppo di giovani ragazzi che vuole imparare come migliorarsi mentalmente per raggiungere traguardi importanti. All’inizio mi è sembrato assurdo, quasi irrispettoso, ma poi ho capito che lo sport è probabilmente la migliore metafora della vita che possiamo avere. Obiettivi, vittorie, sconfitte, fatica, soddisfazioni, crisi, esaltazione, solitudine, senso di appartenenza, coraggio, progetti, cambiamenti… sono tutti concetti che accomunano la vita e lo sport, quasi a confonderne i confini. Certe volte penso davvero che siano la stessa cosa. Quindi c’è qualche cosa di straordinariamente bello in una squadra che vuole vincere, migliorare, crescere e raggiungere traguardi significativi.

Ho pensato a quei ragazzi e a ciò che possono avere perso nel terremoto e li ho ammirati perché hanno tenuto botta, sono ancora lì a sognare, a programmare, a divertirsi, a scherzare tra di loro ed è giusto che sia così. Ci sono cose che succedono lo stesso, prima o poi da qualche altra parte del mondo altre case cadranno, è inevitabile. Eppure lo spirito dell’essere umano, la sua voglia di rialzarsi, la sua capacità di adattarsi e di prendere il meglio da qualsiasi vissuto sono pilastri che puoi scuotere finché vuoi, ma non crolleranno mai.

 






 

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